Un noto astrologo (credo che sappiamo tutti di chi sto parlando), per le note previsioni del 2020 disse: «Sarà un anno di crescita, ideale per viaggi e per gli spostamenti»… Pronostici diventati immediatamente dei meme divertenti su tutti i social sin da allora, perché ciò che viene ricordato come grottescamente buffo, era proprio la precisione di tale previsione, dove veniva spiegato che il periodo più florido per girare in lungo e in largo sarebbe stato tra aprile e maggio.
Va da sé quindi, forse proprio in seguito a quel fatidico anno, che per quanto riguarda azzardare ipotesi su ciò che ci riserverà l’avvenire, abbiamo imparato a essere piuttosto cauti e, alla luce di tutti gli altri avvenimenti succeduti fino a oggi, anche un po’ pessimisti.
Accadimenti tragici che hanno coinvolto il mondo: si va da, appunto, una drammatica e impensabile pandemia, alle nefaste guerre inutili, originate tutte, da sempre, dalla bramosia di potere e denaro; dalla violenza in crescita ovunque, passando per i crudeli omicidi e femminicidi comparsi troppo spesso nella cronaca, ai seri problemi psicologici che stanno coinvolgendo grandi fette di popolazione; dai palesi cambiamenti climatici, ai radicali mutamenti della nostra Terra.
“NOSTRA”… un aggettivo possessivo spontaneo, affettuoso, eppure non veritiero e per la specie umana, di sovente, sinonimo di egoismo e distruzione.
“La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”, recita un proverbio antico amerindio. Ed è proprio da questo approccio ai buoni propositi che si dovrebbe ripartire, valutare e riflettere preziosamente su cosa non ha funzionato l’anno precedente, per migliorare e crescere sia in ambito sociale, che in quello personale in futuro. Di frequente, il confine tra sociale e personale si assottiglia, poiché i nostri comportamenti nel privato possono, in un modo o nell’altro, influenzare il collettivo.
Di solito il nuovo anno è il momento in cui la maggior parte della popolazione decide improvvisamente di diventare la migliore versione di sé stessa e puntualmente viene disillusa. Non riesco mai a capire se sia perché questo giorno di “ripartenza” venga sottovalutato oppure sopravvalutato. Da una parte abbiamo chi ormai non ci crede più, chi pensa che il Capodanno sia un giorno come tanti altri, con la sola differenza che si cambia un numero sul calendario; dall’altra c’è chi è convinto che le buone intenzioni per l’anno nuovo si realizzeranno con un incantesimo, come se bastasse sognare qualcosa durante quella notte in particolare, per far sì che quel desiderio si avveri alla pari di un film della Disney con la bacchetta magica.
Il Capodanno porta con sé anche una serie di rituali scaramantici che ormai sono diventati quasi assurdamente “sacri” per la cultura moderna. Già a partire dal cenone, per invocare la dea bendata, si devono mangiare lenticchie, frutta secca e 12 chicchi d’uva, uno per ogni mese dell’anno o per ogni rintocco della mezzanotte, tutti simboli del denaro. In particolare, nella frutta secca figurano i datteri o i fichi, che da tradizione vengono consumati in alcune regioni italiane a mezzanotte e se ne conservano i noccioli, per buon auspicio. Tornando ai chicchi d’uva, si tratta di un’usanza di origine spagnola, adottata soprattutto dai napoletani: se un acino risulta poco dolce o non troppo buono, il mese corrispondente a quell’acino non sarà particolarmente roseo. Sempre parlando di frutta, anche i semi rossi del melograno portano fortuna e rappresentano fecondità e abbondanza, tanto che esso è presente in diverse opere d’arte antica e veniva offerto ai defunti nelle loro tombe ai tempi degli Etruschi.
Si potrebbe anche mangiare il riso o, nel caso questo non fosse previsto nel menù della serata, cospargerlo sulla tavola per attirare benessere e ricchezza. Un altro gesto tipico della notte di Capodanno è quello di infilare il dito nello spumante e passarlo dietro l’orecchio.
Per non parlare delle candele, una verde (il colore dei soldi), una bianca e una rossa (simboli legati all’amore e alla passione), da accendere e lasciar bruciare per tutta la notte… lontano dalle tende o dall’albero di Natale, ovviamente. Così come occorre indossare della lingerie rossa sotto gli abiti. Il colore rosso simboleggia fortuna, protezione e potere sin dai tempi dell’Impero Romano e dell’Antica Cina, per questo si pensa che indossare un completino intimo rosso possa attirare a sé la buona sorte per l’anno nuovo. Così come la attirerebbe un paio di slip al contrario, da girare allo scoccare della mezzanotte, per poi gettarli via.
E dopo il rintocco, sarebbe consuetudine lanciare dalla finestra il vecchio servizio di piatti per rimpiazzarlo con uno nuovo. Su quest’ultimo punto avrei da obiettare: e se per strada passasse il malcapitato di turno che, mentre grida “Buon anno!”, si becca un bel piatto sulla capoccia? Altro che fortuna! Si rischia una denuncia e una notte al pronto soccorso.
Ma in qualunque modo la si veda e qualunque sia il rito propiziatorio adottato, si tratta comunque di un momento di ripartenza.
Di ripartenza, sì, perché è il periodo in cui la Terra completa la sua Rivoluzione terrestre. Una rotazione orbitale a 360°intorno al Sole, che compie in 365 giorni, attraversando tredici costellazioni chiamate zodiacali, mantenendo il proprio asse di rotazione sempre in direzione della stella Polare.
E forse, proprio quel nome dato dagli astronomi a questo “tragitto” del nostro pianeta, “Rivoluzione”, ci spinge ogni anno a “rivoluzionare” tutto, anche se molti ricadono ahimè, nello stesso “giro”, ripetendo le stesse cose, gli stessi errori.
Uno dei motivi, forse, per cui i buoni proponimenti non funzionano mai o quasi mai, credo sia da ricercarsi nella scelta degli obiettivi e nella strategia che applichiamo per raggiungerli. Giacché, come accennavo sopra, c’è sempre una sorta di “pigrizia” che si cela dietro questi obiettivi predisposti, come se, appunto, essi si dovessero realizzare non attraverso il duro lavoro, il perseguimento costante di un certo scopo o una continua voglia di migliorarsi, ma tramite formule sciamaniche o manna dal cielo. Deleghiamo il nostro impegno a entità di non meglio precisata natura e procrastiniamo, di conseguenza, la realizzazione dei nostri traguardi.
Non solo: spesso si tende a rincorrere mete forse smisurate per noi in quel momento, troppo ambiziose rispetto alle risorse di cui disponiamo e nel breve termine in cui ci aspettiamo che tali mete vengano raggiunte. Un po’ come se da una manciata di righe scritte su un foglio, ci ponessimo l’intento di scrivere un libro, pubblicarlo e vincere il Premio Strega entro la fine dell’anno.
Il mio, magari per alcuni, insensato suggerimento, è di muoversi quasi come in una battaglia di “Risiko”, analizzando le debolezze e i punti di forza di ciò che ci siamo ripromessi, con costanza e pazienza, concentrandoci su qualcosa che già conosciamo, approfondendolo, qualcosa che sia più accessibile, incominciando da sogni, aspirazioni, traguardi, più piccoli, più semplici, per arrivare a bersagli più grandi. Quindi, quella manciata di righe possono, sì, diventare un Premio Strega, ma solo con i giusti tempi, il lavoro e una buona dose di strategia.
E come nel famoso gioco da tavolo citato, sono certa che non mancheranno purtroppo le sfide, anche ovviamente con voi stessi, le inevitabili perdite, i numerosi attacchi e vi dovrete indubbiamente difendere, ma perseverando nella partita, alla fine potreste conquistare il mondo!
Quindi Buon anno a tutti e che ricominci il gioco!